Né matto, né debole, solo io!
Quando si parla di psicologia, spesso la prima reazione è: “ma che gran figata!”. Generalmente, fin quando l’argomento rimane a livello teorico, siamo tutti sostenitori dell’importanza degli psicologi nella nostra società: è importante che ci siano nelle scuole, negli ospedali, sono professionisti di cui c’è moltissimo bisogno ecc. Eppure, quando ci troviamo nella situazione in cui dovremmo essere noi a rivolgerci dallo psicologo, ecco che subito la nostra risposta diventa: “lo psicologo è per i matti” oppure “lo psicologo è per i deboli” oppure “io sono fatto così”.
E proprio di questi pregiudizi vogliamo parlare oggi. Consideriamo il primo punto: lo psicologo è per i matti. Siamo sicuri che sia così? Proviamo a vederla sotto un altro punto di vista. Ti sarà capitato qualche volta di avere un’influenza, un raffreddore e di andare dal tuo medico di base. Forse avrai aspettato un po’ in sala d’attesa e guardandoti intorno avrai visto varie persone, magari anziane, magari giovani, ma difficilmente ti sarà capitato di vedere una persona fuori di testa. Ora lascia che ti dica una cosa: più del 50% delle persone che hai visto in quella sala (e che in generale si rivolgono dal medico di base) non erano lì per disturbi organici. In altre parole, soffrono di problematiche psicologiche per le quali si rivolgono alla figura a loro più accessibile.
Ma allora, chi frequenta gli studi di questi psicologi?
In generale possiamo distinguere persone che soffrono di gravi disturbi psichici (che sono la parte minore). Molte di più invece, sono persone che stanno vivendo un problema circoscritto, ad esempio una difficoltà emotiva, un momento di crisi, un evento stressante. Tutti noi attraversiamo momenti del genere nella vita e possiamo uscirne velocemente e cresciuti con un aiuto qualificato. Infine, ci si può rivolgere allo psicologo perché si desidera crescere personalmente e fare un viaggio conoscitivo di sé stessi.
Leggendo riguardo alle persone che frequentano lo psicologo, forse ti sarà venuto in mente che sono tutte persone deboli, che non ce la fanno ad affrontare un momento difficile, che non riescono a vivere bene con sé stesse e così via. Se la pensi così, proviamo a ragionarci su un attimo. Poniamo che tu stia affrontando un problema di matematica. Provi e riprovi ma la soluzione non riesci a trovarla. Forse stai sbagliando da qualche parte, ma non riesci a capire dove. Hai due scelte: cercare di risolvere il problema da solo, oppure chiedere aiuto. Per quanto sia salutare e virtuoso cercare la soluzione di un problema in autonomia, a volte il vero atto di coraggio è ammettere di aver bisogno di aiuto. Allo stesso modo, riconoscere che forse il problema potrebbe riguardare me, prendermi le mie responsabilità è un atto di grande forza. Non solo! Se iniziamo a lavorare su noi stessi, anche se con l’aiuto di qualcuno, la responsabilità e il merito del nostro cambiamento, di aver superato la crisi, non sono certo dello psicologo, ma tutti nostri. Lo psicologo ha il compito di tirar fuori da te le risorse che già abbiamo, farci provare strade nuove, non di risolvere i problemi al posto nostro.
Per concludere, a volte semplicemente ci limitiamo a pensare che siamo fatti così e che non possiamo cambiare. A questo pensiero credo sia importante rispondere con una provocazione di San Josè Maria Escribà: “Non dire: “Sono fatto così, sono cose del mio carattere”. Sono cose della tua mancanza di carattere: sii uomo.”. infatti, nella maggior parte delle situazioni che ci troviamo a vivere, abbiamo la responsabilità dei nostri comportamenti e il potere di regolare le nostre azioni e reazioni. Entrambe si possono sviluppare lavorando su noi stessi con l’aiuto di qualcuno che ci accompagna nel viaggio.
Andare dallo psicologo non è per i matti, né per i deboli, è solo per noi.
Antonio Pio Facchino
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