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Vivere è camminare. Giorno 5.

Eccoci alla penultima tappa! È quasi fatta! Oggi la nostra meta è Marina Serra. Per chi volesse recuperare la tappa precedente è possibile cliccare sul seguente link: https://parusia.net/2021/10/14/vivere-e-camminare-giorno-4/

Giorno 5: Santa Cesarea Terme – Marina Serra, 30/07/2021

«Sveglia presto stamattina, alle 7.30 siamo già pronti per ripartire. Pina, la proprietaria del camping ci invita ad aspettare qualche momento perché presto arriveranno i cornetti caldi. “E che fai, non aspetti?!” Colazione da campioni e si riparte alla volta di Tricase Porto, passando per Castro e Cala dell’Acquaviva. Il primo tratto di strada è abbordabilissimo, il sole non è ancora infuocato, ogni tanto vediamo transitare qualche auto, si vede qualche pedone a cui donare un piccolo sorriso augurando una buona giornata nella gioia. Tutto procede bene. I bastoncini da trekking i giorni precedenti erano sempre sullo zaino, ora sono essenziali per ogni passo. Ombra. Come le si fa a resistere?! Brevissima pausa, sorso d’acqua. 

Si riparte. La nostra camminata sembra quella di un cucciolo di velociraptor ancora instabile sulle zampe. Proseguiamo. “Ciao Francesca!” “E chi è mo’?” È Antonella, è seduta a un bar con altre due amiche camminatrici. Si stavano rilassando prima di riprendere la marcia. Le informiamo di voler fare una deviazione per la grotta della Zinzulusa, una delle dieci grotte più belle al mondo. Inutile dirvi il loro stupore e il desiderio di visitarla. Ci dividiamo. 

Continuiamo il nostro cammino, siamo ormai in centro. Arriviamo sul meraviglioso belvedere dove la terra diventa mare, arricchita da una rigogliosa vegetazione verde. L’orizzonte è meraviglioso, una linea di blu marcato divide il mare dal cielo così chiaro. Sembra un dipinto. Osserviamo. Per arrivare alla grotta dovremo rotolare giù per una discesa ripidissima. “Il ché poi vorrà dire risalire. Con il peso dello zaino. Sotto il sole cocente. Ci conviene?” “Non si discute” “Amen”. Cerchiamo di viverci il presente, senza pensare alla salita che ci attenderà.

Notiamo una scalinata con su il cartello “ingresso grotta”. È la nostra via! Scendiamo. Arriviamo sul mare. Volgiamo lo sguardo a destra. Delle immense fauci si aprono dinanzi a noi, chissà se saremo fortunati come Aladdin, almeno nell’uscire vivi. Non ci lasciamo intimorire, proseguiamo. Prima camera, il Lago della suocera. Un laghetto naturale 10 metri più in basso rispetto alla nostra altitudine. È stato chiamato così perché chi è caduto lì non ha fatto più ritorno. “Iniziamo bene. Menomale che ci sono delle corde a delimitare il passaggio”. Seconda camera: la stanza della fantasia. Vi sono una serie di imponenti stalattiti e stalagmiti che in alcuni casi si baciano, in altri assumono le forme più varie a seconda degli occhi che li osservano. Umidità 100%, ma sempre più fresco del sole ingalluzzito. Terza ed ultima stanza. La più grande di tutte, ben 30 metri di altezza signore e signori, sembra di essere nel nucleo della Terra. Ci sono delle meravigliose pareti bianche e levigate dalle gocce d’acqua che filtrano da millenni dal terreno sovrastante. Delle scritte. “Che incivili, ma poi anche per arrivare fin qui, arrampicarsi, rischiare la vita! Che gentaglia”. Questa volta stavo pensando a voce alta. Con la guida a fianco, che mi scrutava con sufficienza. “Che le avrò mai detto?!” Inizia la sua spiegazione. “Le scritte che vedete sono i nomi degli speleologi che hanno avuto il compito di ripulire la grotta dal guano dei pipistrelli che avevano colonizzato la grotta”. “Ahhh! Che gran bella figura!”

Torniamo verso la vita. Dobbiamo avere lo sguardo a 360°, ci sono passaggi stretti, soffitti molto bassi, dobbiamo piegarci a tratti, stare attenti a non scivolare. Comincia a intravedersi la luce. Che gioia! Sembra di essere nel guscio di una lumaca da cui si intravede la libertà. Che colori scuri. Il mare è nero. Poi si schiarisce, diventa di un color verde petrolio, poi verde chiaro, una striscia di blu affiancata poi da un meraviglioso ottanio per diventare un bellissimo turchese. Non resistiamo. Via i vestiti e tuffo in quelle soffici acque. L’estasi.

È l’ora della salita. L’affanno mi impedisce di proseguire. Devo fermarmi. Sotto il sole. Ma non posso fare altrimenti. Riprendiamo la marcia. Si intravede la cima. “Quando arriverà?!” Ci avviciniamo passo dopo passo, sembra un miraggio. Stiamo arrivando. Un altro passo. Ancora un altro. Forza! Non mollare! Resisti! Ancora un altro. Ci siamo! Ci siamo! Arrivati! Una gioia indicibile.

Proseguiamo. Intravediamo un lungomare, un porticciolo, piccole imbarcazioni ormeggiate al largo. Siamo arrivati a Cala dell’Acquaviva. Ah, no. È Castro Marina. La nostra meta è a 2,5 km da noi. “Santa pace. Quando arriveremo?!” Proseguiamo desolati. Camminando su una scogliera tra l’altro, mentre facciamo salto agli ostacoli, con sempre il nostro bellissimo zaino sulle spalle. Meraviglioso. Pericoloso. Già mi vedo la caviglia partire per la tangente. Strada interrotta, intravediamo delle scale. Saliamo. C’è una signora sul terrazzo che ci osserva. È proprietà privata! Fuggi! Fuggi!

Arriviamo finalmente a Cala dell’Acquaviva. È un’insenatura selvaggia, in cui bagnanti coraggiosi si distendono a prendere il sole tra le rocce. I colori dell’acqua sono meravigliosi, vorremmo fare un tuffo. A malincuore rinunciamo. Sono le 16. Ci attendono 11,5 km ancora.

Procediamo. La via ci conduce nel nulla. Salutiamo il mare. Fa caldo. Il sole è il solito insolente. Sosta all’ombra di un albero. Mangiamo una pesca succosa. Via, si riparte. Siamo sempre più isolati. Camminiamo in mezzo alla vegetazione selvaggia osservando l’azzurro delicatissimo del cielo che si immerge nel più deciso indaco che, a sua volta, pian piano si adagia sul giallino della vegetazione in cui siamo immersi. Il silenzio. Il suono del venticello. Il calore del sole. I muretti a secco. Piccoli trulli. 

Camminiamo da ore. Non si vede una persona. Sono le 19. Il sole comincia a dare le dimissioni. Una grande gioia per il nostro corpo, una leggera inquietudine per la nostra mente. “Quanto manca? Arriveremo prima del tramonto?” Si intravedono le prime anime, due ragazzi che fanno jogging. Quattro ciclisti. Una signora. La fermiamo. “Scusi, quanto manca per Tricase Porto?” “Poco poco! Ce l’avete quasi fatta! Forza forza!” Dalle sue parole intuiamo che ha percepito tutta la nostra stanchezza, il nostro timore, il nostro essere esausti. Le sue parole arrivano dritte al cuore e lo riempiono di gioia.

Ci lanciamo giù per una discesa ripidissima. Le nostre ginocchia implorano pietà. Le lasciamo andare. Sembra di avere delle ruote al posto dei piedi. Intravediamo il cartello “Tricase Porto”. Una gioia immensa. Arriviamo sul lungomare. Siamo davvero arrivati! “Give me five!”

Il ristorante che ci attende è di fronte a noi. Il proprietario ci riserva un posto, non solo vista mare. In riva al mare. Un’emozione unica. Mangiare degli ottimi paccheri con gli scampi e capesante in crema di pistacchio…o ancora, una deliziosa chitarrina ai frutti di mare, con il suono delle onde che vediamo avvicinarsi e poi ritrarsi a pochi passi da noi…la pace dei sensi.

Mancano ancora 20 minuti di cammino per arrivare al camping. “Oh no! Signore pensaci tu!” E che ve lo dico a fare?! Detto, fatto. Il proprietario scopre che siamo delle pellegrine e ci presenta la moglie, Maria Grazia dall’animo così gentile da sciogliere i cuori. È per noi una mamma. “Non vi preoccupate, quando avrete finito vi do un passaggio in macchina”. La salvezza.»

Vi vorrei lasciare tre luci ricevute in questo giorno:

  • Non smettere mai di credere che ce la puoi fare. Sarà difficile, sì, ma ce la farai! Solo abbi fiducia e quando manca a te dona fiducia agli altri[1]
  • Non sei mai sola o solo, c’è sempre Qualcuno che si prende cura di te. Aguzza lo sguardo. Abbi il coraggio di riconoscerti bisognoso e chiedi. “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate, le porte a Cristo!”[2]
  • L’importante è non fermarsi mai, anche solo un passo in più può fare la differenza. Molto spesso nel cammino, come nella vita perdiamo di vista delle persone, ma prima o poi le incontrerai di nuovo. Non disperare.

La canzone del giorno è Baila me[3].

Francesca Amico


[1] Si consiglia la preghiera di Madre Teresa di Calcutta Qualcuno da amare che è possibile consultare al seguente link: https://www.novena.it/teresa/fioretto20.htm.

[2] Non si poteva sottacere una frase di tale portata di San Giovanni Paolo II che si festeggerà domani. Frase che ha poi ispirato un inno a lui dedicato: Aprite le porte a Cristo. È possibile ascoltarla al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=O7NU3rpPTh0

[3] GIPSY KING, Baila Me. È possibile ascoltarla al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=lgeUItUZjj4

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