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La parte migliore

Quattro giorni fa è iniziata l’estate, finalmente aggiungerei! Dopo un anno passato a lavorare, con l’emergenza Covid in atto che ci ha costretti a stare a casa, ora possiamo riposarci, giusto?
Si e no. Se infatti alcuni possono iniziare a riposarsi, per la maggior parte di noi, stranamente, l’inizio dell’estate è quello in cui sembrano concentrarsi la maggior parte delle attività da fare. Tante volte ci sembra di non avere il tempo di fare nulla, e staccare può essere molto difficile.

Una caratteristica dei lavori di oggi è che spesso gli impegni che ci sono affidati sono così tanti che per portarli a termine tutti, finiscono per farci stressare. Ma il mondo ci vuole frenetici e in continuo movimento, sempre di corsa. Chi si ferma viene lasciato indietro.

Spesso però, nel tentativo di rimanere in pista o di superare gli altri, iniziamo a imbarcarci in tantissime attività, più del dovuto, senza riuscire a starci dietro. Quindi chi può, delega; altri finiscono per far male tutti i lavori e le attività che svolgono. È il problema del sovraccarico. Quando un muscolo solleva un carico più pesante di quello che riesce, vengono prima attivati altri muscoli per compensare, dopo di che il muscolo cede. Gli esperti di palestra che ci seguono potrebbero pensare che si, è vero, ma è anche vero che il sovraccarico permette al muscolo di ingrandirsi, quindi in un certo senso di mettersi alla prova e di migliorare. Ed è sicuramente vero, solo però ammesso che l’esercizio facciamo gli esercizi nella maniera corretta. Quando invece carichiamo il muscolo più del dovuto, se non facciamo una corretta esecuzione, proprio il non riuscire a farcela e il bisogno di compensare fa si che il muscolo non si sviluppi al suo pieno potenziale.

Allo stesso modo funzionano la nostra mente e il nostro spirito. Non a caso, tanto il nostro sforzo nelle nostre attività che il movimento fatto dal muscolo quando solleva un peso si chiamano lavoro. Quando siamo sommersi dagli impegni, anzitutto ci sono dei comportamenti che ci aiutano a compensare: essere superficiali e lascivi nel nostro lavoro, chiudere tutto appena finito e scappare via, o al contrario, rimanere con la mente costantemente legata al lavoro da fare. Talvolta gli atteggiamenti compensatori possono anche sfociare in un uso improprio di droga e alcol, perché, per staccare da quella mole di lavoro, pensiamo che ci aiutino a rilassarci. Possiamo anche ripiegare sul cibo, o su una sessualità disordinata. Sono tutte cose che, spesso, dipendono dal non essere in grado di misurare le nostre capacità e adeguare il lavoro al peso. Poi si inizia ad accusare gli altri e a guardare il fatto che, spesso fanno meno di noi. E tante volte li riteniamo anche responsabili perché, se facessero il loro lavoro, noi non dovremmo sopportare tutto quel carico. Infine, cediamo. Ed è quello che prende il nome di Burnout Lavorativo, una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può manifestarsi in tutte quelle professioni con implicazioni relazionali molto accentuate. Detto in parole povere, l’esaurimento.

Ma il mondo gira così, o stai al passo o ti perdi, non ci possiamo fare nulla, forse mi potreste dire. E spesso lo penso anche io. Ma c’è una frase del vangelo che mi aiuta molto in questi momenti: “viviamo nel mondo, ma non siamo del mondo” (Gv 17, 14). Significa che, il fatto di vivere nel mondo, che ha una determinata logica, non vuol dire appartenergli necessariamente, anzi, la differenza si vede proprio nel momento in cui scegliamo di percorrere una strada diversa. Come diceva Frost: “Due strade trovai nel bosco ed io scelsi quella meno battuta, ed è per questo che sono diverso”.

Ma allora cosa possiamo quando siamo sommersi dalle attività? Ci viene in aiuto un altro passo del vangelo: “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta»”. (Lc 10, 38-41)
È un episodio molto noto nel vangelo, in cui troviamo esattamente il contrasto di cui parlavamo: una donna totalmente affaccendata e presa dalle sue attività, che stanca di tutte le cose da fare, rimprovera la sorella che, apparentemente, non sta facendo nulla. Ma è proprio così? In verità Maria ci da lo spunto per alcuni validi consigli che possiamo seguire in periodi in cui siamo particolarmente oberati.

– Riconoscere le priorità: è una delle cose più importanti quando abbiamo molte cose da fare ed è una delle prime che perdiamo di vista. Forse sei sposato, o sei fidanzato, e sei in un periodo particolarmente sommerso dal lavoro. Riesci a trovare il tempo per la tua compagna o il tuo compagno? A volte le priorità non sono così evidenti come sembrano. In questo vangelo la priorità era stare con Gesù, non pulire casa.
– Riconosci l’importante dall’urgente: è sempre utile distinguere tra ciò che è importante, ciò che è urgente e ciò che è importante e urgente. Magari sei sotto esame, ma stai concentrando l’attenzione sullo stare con gli amici, sul pulire casa, sul dedicarti ad attività che sembrano ugualmente importanti e che magari lo sono. Ma se hai l’esame domani, evidentemente non sono urgenti. Capire cosa è importante e cosa è urgente aiuta a capire le priorità. Nel vangelo, Maria ha capito che pulire casa era sicuramente importante, ma non era urgente, mentre lo stare con Gesù era sia importante che urgente.
– Organizza la tua settimana: un buon modo per non trovarsi sommersi dal lavoro e prendersi un tempo durante la settimana e dedicarlo a pensare alla settimana. Se sei credente puoi farlo in preghiera, e vedere quali sono. Le priorità e le urgenze, cercando di allontanare l’ansia e la preoccupazione per le scadenze, ma guardando con obiettività ciò che hai da fare. Questo ti permette di avere chiarezza e serenità durante la settimana e soprattutto, di poter gestire la tua vita.
– Riconosci i tuoi limiti: non è un peccato dire che non si riesce a sopportare un determinato carico di lavoro. Se vedi che stai facendo troppo, allenta la presa, lascia qualche incarico, perché altrimenti farai tante cose male, anziché poche buone.
– Dai il 100%: quando capisci ciò a cui è importante dedicarti, dai il 100% in quello. Meglio investire in poche cose fatte bene e con il cuore, in cui ti consegni completamente, che avere una lunga serie di obiettivi raggiunti arrancando.
– Prega: se sei credente, è facile che tutte le cose da fare ti sommergano durante la giornata. Anche a molti santi è capitato di arrivare a fine giornata senza pregare affatto. Eppure, proprio loro ci insegnano che, quando gli impegni aumentano, la cosa più importante da fare è aumentare il tempo della preghiera. È un tempo per ritornare a noi stessi e con Dio e che ci aiuta a rifocalizzarci con ciò che è davvero importante. Per ristorarci e tornare più forti di prima. Non a caso Gesù nel vangelo dice: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28).

Spero che questi consigli possano esserti d’aiuto e ti invito a provare a sperimentarli in questo tempo. Non solo per una vita più serena, ma per una vita più piena.

Antonio Pio Facchino

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