Quando il gioco si fa duro…
Quando ero piccolo, avrò partecipato almeno a mille attività. Mi appassionavo molto velocemente a qualsiasi cosa trovassi stimolante. Vedevo Karate Kid e iniziavo a praticare Karate, guardavo il signore degli anelli e decidevo che volevo partecipare a scherma. La prima volta che vidi Fast and Furious addirittura cercai di convincere i miei genitori a truccare la macchina. Grazie a Dio me lo impedirono.
Eppure, tutte queste passioni, molto presto si spegnevano. Tutto l’entusiasmo che avevo all’inizio si scontrava con il fatto che, se in un film un ragazzo può imparare il Karate in un’ora e mezza, nella realtà c’è bisogno di anni di esercizio e di pratica e quando le cose si facevano difficili, abbandonavo.
È una cosa che forse sarà capitata anche a voi. Magari vedere un film o leggere un libro e appassionarvi incredibilmente a qualcosa. Ad esempio, l’analista Juli Lennett, ha dichiarato che le vendite di scacchiere sono aumentate addirittura del 125% dopo l’uscita della serie Netflix La regina degli scacchi, e la maggior parte di esse erano in legno, come quelle usate nella serie[1].
È normale. Le serie tv, i libri, le immagini che vediamo ogni giorno sono fatte per farti appassionare all’argomento trattato, altrimenti nessuno le seguirebbe. Quindi, guidati dal nostro entusiasmo, ci lasciamo trascinare in una nuova avventura, convinti che anche noi diventeremo i migliori in un settore. Si, perché l’entusiasmo, da definizione, è “un’incontenibile spinta ad agire e operare dando tutto sé stessi” ed è chiaro che, se dobbiamo spenderci completamente, è perché vogliamo raggiungere il meglio.
Ed è una spinta dotata di notevole forza, tanto che può spingerci a fare cambiamenti radicali nella nostra vita. Però, ad un certo punto, quell’emozione forte che provavamo all’inizio, quel fuoco che divampava ardente in noi, incontra il vento delle prime difficoltà, che talvolta è così forte da ridurlo a poca brace. Ed è qui che la cosa si fa interessante. Poiché infatti il nostro cervello è sostanzialmente orientato al conservare energie, quando ci troviamo di fronte alle difficoltà, tendiamo ad arrenderci. Allo stesso modo, questo capita quando la passione inizia ad estinguersi, quando praticare quell’attività non ci riempie più di gioia come i primi tempi. E allora cominciamo a demordere: dopotutto non ne vale la pena, non era così importante, evidentemente non era la mia strada.
Ma è proprio in quel momento che invece dobbiamo iniziare a investire le nostre risorse. Infatti, se l’entusiasmo è una spinta a dare tutto sé stessi, questo può verificarsi solo attraverso la costanza. È forse una delle virtù più noiose, perché praticarla richiede l’unica cosa che siamo disposti a svendere ma non a cedere: il nostro tempo. La costanza infatti è la capacità di stare fermo, non nel senso di immobile, ma solido nelle proprie decisioni.
La costanza inizia dove finisce l’entusiasmo, ma in un circolo virtuoso è proprio dalla costanza che nasce la passione. Si, perché la capacità di amare non si basa su un sentimento forte che ci muove, ma sulla capacità di donarci proprio quando di sentimenti non ne proviamo. Ed è proprio dalla costanza che possiamo innamorarci, appassionarci di qualcosa e scoprire la bellezza. Nel gergo comune diciamo: non si giudica un libro dalla copertina. Non possiamo giudicare un libro dicendo che è brutto, scritto male e non ti ha preso solo perché la copertina non era un gran che. Allo stesso modo, non possiamo dire che qualcosa non è fatta per noi se ci fermiamo appena finisce la passione. Ma anzi, è proprio quando finisce la passione che dobbiamo impegnarci di più ed è incredibile scoprire quanto amore siamo capaci di dare, quanto impegno siamo capaci di mettere in qualcosa se decidiamo di essere costanti.
È una cosa che riguarda tutti gli aspetti della nostra vita, dagli hobby come la palestra, allo studio per quell’esame che non ci interessa più così tanto. Ma riguarda anche cose più importanti, come il lavoro dei nostri sogni che non è più stimolante come prima, o la nostra relazione o il nostro matrimonio, in cui sentiamo che l’abitudine ha preso il sopravvento sui sentimenti e che le cose non sono più come prima, quell’amicizia che non abbiamo più voglia di coltivare, quel volontariato che ci ha annoiato e tante altre cose. Ma gli esseri umani hanno una dipendenza dalle emozioni positive, perché esse provocano il rilascio di quella che prende il nome di sostanza della felicità, che ci fa stare benissimo, ovvero la serotonina. E questa, spesso, viene prodotta quando ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo. Quindi, quando qualcosa smette di appassionarci e di entusiasmarci, il nostro cervello sa già cosa deve fare: cercare una novità. Perché chi non vuole essere sempre felice?
Ma, poiché la serotonina in dosi massicce è tossica, la felicità è provvisoria e quindi abbiamo bisogno sempre di nuovi stimoli per produrla. Finiamo così per tradire la nostra compagna, per lasciare quel lavoro che tanto avevamo amato per darci a qualcosa di nuovo e così via.
Ed è una cosa che capita anche nella vita spirituale. Perché se già iniziare a pregare può essere noioso, essere costanti è ancora più difficile. Mi colpisce sempre molto l’esperienza del Cardinale Raniero Cantalamessa, il quale aveva difficoltà a pregare, quindi disse a Dio: “Signore, dammi il fervore e io ti darò tutto il tempo che vuoi per la preghiera”. Desiderio legittimo, ma subito sentii nel suo cuore la risposta: “Dammi il tuo tempo, e Io ti darò tutto il fervore che vuoi per la preghiera”.
È così, la costanza produce cambiamento e alimenta la passione. Ma come possiamo fare per allenarci a essere costanti?
Alcuni punti possono aiutarci in questo:
- Compagnia: fare un lavoro, un’azione insieme, in gruppo, aiuta moltissimo a rimanere fedele all’obiettivo;
- Darsi dei tempi: Non andare a mille all’inizio, datti dei tempi per dedicarti a quella cosa, non tutto il tuo tempo. Organizzarsi e avere orari fissi aiuta a non far bruciare tutta la legna, ma anzi fa durare il fuoco dell’entusiasmo molto più a lungo;
- Ricorda l’obiettivo e la motivazione: a volte siamo così concentrati da ciò che dobbiamo fare che perdiamo di vista l’obiettivo. A volte fa bene fermarsi un attimo e ricordare dove volevi arrivare;
- Concentrarsi sui frutti: A volte ci possiamo concentrare così tanto su ciò che dobbiamo fare che perdiamo di vista il frutto di quel lavoro. Fermarsi a guardare ai frutti di ciò che stiamo coltivando aiuta ad avere la spinta che ci serve per andare avanti.
- Altruismo: Se ciò che stai facendo non riguarda solo te ma qualcun altro, concentrati sul per chi lo stai facendo. Viktor Frankl diceva: “C’è sempre qualcuno o qualcosa per cui vivere”, basta non perderlo di vista.
- Prega: se sei credente, prega perché il Signore sempre ravviva il fervore a chi lo chiede. Nel vangelo, Gesù stesso dice: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre” (Gv 16, 16). Se sperimenti qualche difficoltà nella fedeltà, mettiti in preghiera e confidati con Dio, vedrai che i frutti non tarderanno ad arrivare.
Sono piccole cose che possiamo fare ogni giorno in ogni ambito della nostra vita, dalle faccende domestiche, agli hobby, al lavoro, alla famiglia, alla preghiera.
Quindi ti invito, in questa settimana, a iniziare a coltivare questa virtù e, se c’è qualcosa per cui vuoi ritrovare l’entusiasmo, prova una di queste strategie.
Perché la costanza è la radice della fortezza, e quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare, ma i forti vincono!
Antonio Pio Facchino
[1] Dal New York Times. Link all’articolo: https://www.nytimes.com/2020/11/23/arts/television/chess-set-board-sales.html
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