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Di chi ti prendi cura?

Viviamo in una società in cui è esaltata l’efficienza, in cui conta il massimo profitto con il minor costo, in cui è importante quanto valiamo a livello di PIL. Ma ci dimentichiamo l’essenziale: siamo persone uniche e inestimabili.

Leggendo la lettera enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco sono rimasta colpita da alcune parole proferite da Alessandra Smerilli, insegnante di economia, incaricata di redigere una guida alla lettura. Ci dice così: “Normalmente la prima domanda che facciamo a una persona, quando la incontriamo per la prima volta, dopo il nome, è: di cosa ti occupi? Che lavoro fai? Non le chiediamo: di chi ti occupi? Di chi ti prendi cura?”[1]

Quante volte abbiamo uno sguardo cieco, attento solo ai particolari che il mondo ci suggerisce senza andare oltre, senza indagare la meraviglia sconosciuta che si cela dietro gli occhi di chi abbiamo di fronte. Ogni persona è un mondo da scoprire, ogni sguardo ci invita a compiere quel viaggio nell’ignoto che ci rivela poco a poco qualcosa di noto: la presenza di Dio nella sua infinita Onnipotenza racchiusa in una piccola e fragile creatura.

Nell’ultimo periodo mi sono resa conto di quanto io abbia bisogno dell’Altro, ma soprattutto degli altri. Mi sono accorta di quanto la carità non è fatta di parole, di ideali ma di presenza concreta, di fatti. Di recente mi sono imbattuta in una frase nel Vangelo che mi ha sbaragliato: “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. (Mt 19,20) 

Leggere e riflettere su queste parole ha distrutto tutti i miei deliri di autosufficienza, mi ha gettato giù dal piedistallo e mi ha ricordato che Dio ci ha resi bisognosi dell’altro perché Lui sia in mezzo a noi. Ma come biasimarLo?! Lui stesso si è comportato così con noi. Come ci ricorda Sant’Agostino, Lui che ci ha creato senza di noi, non può salvarci senza di noi! Ha scelto di porre un freno alla sua onnipotenza donandoci la libertà di seguirLo o meno. Cioè…Dio che è Onnipotente ha rinunciato al Suo potere per lasciarci liberi! Non so se rende l’idea…

E allora se Lui si è reso bisognoso di noi, chi siamo noi per non considerare gli altri necessari?! Con questo grande dono della comunità con cui condividere gioie e dolori, ci ha regalato il segreto per vivere felici, contrastando le spinte individualistiche e di autosufficienza che provengono dal mondo.

In concreto, cosa vuol dire aver bisogno dell’altro? Vuol dire accogliere l’invito a uscire da sé stessi, a farsi ultimi, non per dovere ma per amore. Se io occupo l’ultimo posto, lascio il penultimo a mia sorella o a mio fratello ed essi si sentiranno amati, io vedrò morire il mio egoismo e mettersi in moto un circolo virtuoso d’amore, più contagioso di qualsiasi virus!

E come si fa a occupare l’ultimo posto?! Mettendoci in silenzio e in ascolto, accogliendo con delicatezza le preziose condivisioni dei fratelli, senza giudicare e condannare, ma amando con misericordia ogni aspetto dell’altro.

Vi vorrei lasciare le parole di una canzone che mi sono arrivate dritte al cuore:

“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie
Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo
Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare

E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te”[2]

Vi invito a chiudere gli occhi e ad ascoltare questa canzone, lasciando che le parole ci penetrino fino al profondo del cuore così che il nostro sguardo cambi, cominci a scorgere la bellezza che ci circonda, la meraviglia delle persone. Assecondiamo il desiderio di prenderci cura di tutte quelle che incontriamo nel nostro cammino ogni giorno!

Vi lascio con una citazione che ho letto casualmente sul web: “Perché chiudiamo gli occhi quando preghiamo, quando piangiamo, quando sogniamo, quando baciamo? 

Perché le cose più belle ed emozionanti della vita non si vedono con gli occhi ma si sentono con il cuore”. 

E’ ora di cominciare a vedere con gli occhi del cuore, è ora di emozionarci per un sole che sorge o che tramonta, ascoltando lo scroscio dei flutti che si infrangono sugli scogli, respirando l’aria pura e fresca delle alture, guardando con amore l’altro che ci si fa incontro.

Francesca Amico


[1] Papa Francesco, Lett. enc. Fratelli tutti (03.10.2020)

[2] F. BATTIATO, La cura, Mercury Records, New York e Londra, 1997

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