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Cattivi o incattiviti?

L’altro giorno stavo parlando con un mio amico e ridendo e scherzando si è finiti a sostenere che soggettivamente il male non esiste. Anche se stavamo scherzando, in realtà mi ha dato molto a riflettere perché, effettivamente, nessuno pensa di essere il cattivo della propria storia. 

Quando parliamo di altre persone, se si comportano male, diamo per scontato che siano persone cattive. Eppure, quando siamo noi a comportarci male con qualcuno, sempre abbiamo una scusa pronta o una giustificazione per le nostre azioni. Siamo molto bravi a giustificare noi stessi per il male che facciamo, perché sappiamo i motivi e le ragioni che ci hanno portato a compierlo. Lo stesso metro di giudizio però, difficilmente lo usiamo con gli altri, che invece consideriamo cattivi.

Ma ci sono persone al mondo che nascono cattive? Onestamente credo di no. Penso che le persone, più che cattive, siano incattivite. Eric Berne, il padre dell’analisi transazionale, sosteneva che l’individuo alla nascita è ok, cioè va bene esattamente così com’è. Nessuno, guardando un neonato, ha mai pensato: “questo qui è una cattiva persona”. No, ci si meraviglia soltanto di quel miracolo che è una nuova vita che viene al mondo. Purtroppo, l’ambiente in cui cresciamo e il nostro vissuto ci condizionano molto, a tal punto che dimentichiamo che in realtà nasciamo come creature meravigliose, buone e che la pasta di cui siamo fatti è la virtù, non il male. Le persone non nascono cattive ma per una serie di eventi possono diventarlo o, meglio, possono comportarsi in maniera cattiva. Ecco perché parlo di persone incattivite. E sono incattivite anche nel senso che il male che compi alla fine ti rende prigioniero e ti rende molto più difficile fare il bene.

Ma, sempre Eric Berne, sosteneva anche che ogni individuo è libero in ogni momento della sua vita di decidere e ridecidere. Alla fine, tutto si riduce all’uso che facciamo della nostra libertà. Perché la libertà, per essere tale, deve essere responsabile, cioè la libertà si esercita scegliendo il bene. Esattamente come diceva sant’Agostino a proposito dell’ordo amoris (scegli sempre il bene maggiore). Ma noi siamo bravi a scegliere il bene minore per vivere bene, e questo tante volte è a scapito degli altri.

Purtroppo, il risultato di considerare una persona cattiva è che quella persona continuerà a comportarsi in conformità con quello che pensiamo di lei, perché non gli diamo la possibilità di cambiare. In psicologia si parla di profezia che si autoavvera.

Cosa possiamo fare allora? Come dice Gesù nel vangelo: “Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi” (Mc 4, 21). Se siamo così bravi a giustificare noi stessi, proviamo anche a giustificare i comportamenti degli altri, ricordando che dietro ogni azione c’è una persona con una storia che non conosciamo, ma che anche la persona peggiore, nel fondo del suo cuore è buona. E forse non condannarla, ma comprenderla può aiutarla a uscire da quella gabbia che è il male che ha fatto. Una persona può scegliere di fare il male, ma noi possiamo scegliere di comprenderla e di non condannarla.

Antonio Pio Facchino

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