Segui la stella!
Tutti noi, almeno una volta nella vita, soprattutto quando eravamo adolescenti e andavamo a scuola, abbiamo provato un po’ di tristezza il 6 gennaio, perché finivano così le nostre vacanze scolastiche e saremmo dovuti tornare mestamente sui banchi. Anche adesso, che siamo adulti, certamente proviamo nostalgia per le festività natalizie appena concluse e per il ritorno alla “normalità”. Ma l’Epifania è tutt’altro che un evento normale o ordinario. È l’appuntamento straordinario che dovremmo ricordare più spesso, per un motivo semplice ma profondo.
L’Epifania (dal greco ἐπιφάνεια ovvero “manifestazione”, “venuta divina”) chiude il periodo di Natale e compie la promessa dell’Antico Testamento circa la venuta del Figlio di Dio sulla terra. Ma come? Non è a Natale che festeggiamo la vera venuta di Gesù nella nostra vita? Sembrerebbe quasi una contraddizione ciò che ho appena detto. Tuttavia riflettiamoci un attimo: per quanto possa essere nato ufficialmente in una mangiatoia, occorre che Gesù si presenti agli altri per dare testimonianza della sua esistenza. Pensate ad una madre che partorisce suo figlio. Attende per nove mesi questo bellissimo evento. Al momento del parto inizia la vita terrena del bambino, non appena vede la luce del sole, ma, solo dopo che l’ostetrica porge il neonato tra le braccia materne e lo mostra ai suoi parenti, avviene il miracolo della vita e la certezza che il bambino sia veramente nato e che il desiderio abbia preso forma in quel dolce corpicino. Di solito, in ospedale, si ritrovano i parenti e gli amici che attendono in sala d’attesa il lieto evento e che sono pronti ad accogliere il bambino con doni spirituali e materiali. Anche Gesù, il Figlio di Dio, ha ricevuto lo stesso trattamento, essendo accolto in terra dai suoi genitori, da un gruppo di pastori e soprattutto dai Magi (tre secondo la tradizione, sebbene l’evangelista Matteo non ne specifichi il numero). Chi erano i Magi? Erano re di una terra lontana, dotati di tutti gli agi ed i beni che l’Oriente poteva offrire ad un uomo. Tuttavia costoro decidono d’intraprendere un lungo viaggio condotti da una stella in cielo senza sapere esattamente cosa avrebbero trovato al loro arrivo. Immaginiamo che il cammino lungo le vie desertiche sia stato a tratti estenuante eppure la loro gioia di portare a termine quel viaggio superava ogni fatica. Forse gli uomini di corte non compresero questa loro missione che li spinse a lasciare le loro ricchezze, la loro “comfort zone” per abbracciare l’ignoto, l’indefinito, il sogno! San Giovanni Crisostomo, nel IV secolo, disse che «i magi non si misero in cammino perché avevano visto la stella ma videro la stella perché si erano messi in cammino».
Cambia allora la nostra prospettiva. I Magi avevano tutto, davvero tutto, ma nonostante questo erano alla ricerca di un bene più prezioso, di un qualcosa che potesse dare sapore alla propria vita. E, proprio mentre cercavano, ecco che compare all’orizzonte la stella, una fonte di luce che brillava più di ogni altra costellazione celeste. Ma i Magi non avevano “la testa tra le nuvole”, non vivevano d’illusioni o d’ipotesi. La stella li condusse lungo sentieri inesplorati permettendo loro di vivere un sogno, un’avventura che rese la loro vita memorabile. Papa Francesco ha detto: «Vedere la stella è il punto di partenza. Ma perché, potremmo chiederci, solo i Magi hanno visto la stella? Forse perché in pochi avevano alzato lo sguardo al cielo. Spesso, infatti, nella vita ci si accontenta di guardare per terra: bastano la salute, qualche soldo e un po’ di divertimento. E mi domando: noi, sappiamo ancora alzare lo sguardo al cielo? Sappiamo sognare, desiderare Dio, attendere la sua novità, o ci lasciamo trasportare dalla vita come un ramo secco dal vento? I Magi non si sono accontentati di vivacchiare, di galleggiare. Hanno intuito che, per vivere davvero, serve una meta alta e perciò bisogna tenere alto lo sguardo».
E noi abbiamo il coraggio di seguire la stella? L’entusiasmo di seguire la nostra vocazione, il sogno nel cassetto, quella missione per la quale spendere tutto, rischiando di uscire dalla zona tranquilla per esplorare nuovi orizzonti? Abbiamo una certezza: la stella ci porta sempre a destinazione e ciò che troviamo al nostro arrivo vale molto di più di ciò che abbiamo lasciato alla nostra partenza!
Emanuele Di Nardo
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