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Ci avete mai fatto caso? Ogni giorno siamo tartassati di notizie di aggressioni, omicidi e violenza. Raptus è una parola veramente di moda negli ultimi anni. Ma senza arrivare a tanto, ogni giorno, nella nostra giornata, ci troviamo di fronte a un sentimento che ben conosciamo: la rabbia. 

Quando ci arrabbiamo con qualcuno, il primo istinto è di aggredirlo verbalmente, accusarlo, urlare e purtroppo tante volte si può sfociare anche nella violenza fisica. 

Invece, quando pensiamo al cristianesimo ci viene in mente l’immagine di una persona sottomessa, arrendevole, che subisce in silenzio senza reagire. Dopotutto come potrebbe un cristiano reagire se Gesù stesso ha detto: “Porgi l’altra guancia”? 

Sembra una contraddizione, se pensiamo che questa frase è stata detta da un uomo d’azione, da un uomo che non ha mai avuto paura di rispondere a tono ai suoi persecutori, che non è mai stato sottomesso a nessuno e non ha mai abbassato la testa. Molte cose si possono dire su Gesù, ma sicuramente non può essere definito un vigliacco. Anzi, ci insegna a fare l’esatto opposto, a essere coraggiosi, a essere assertivi. 

L’assertività è la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza tuttavia offendere né aggredire l’altro. 

Quando veniamo offesi, si attiva nel nostro cervello una risposta comune anche agli animali, definita di lotta o fuga, che è la risposta contro la paura. Mi fermo a combattere o scappo via? 

Se scappiamo, magari ci siamo messi al sicuro, ma ci rimane in bocca quel sapore amaro di insoddisfazione che si accumula fino a diventare rancore. Se lottiamo, lo facciamo per fare del male all’altro.

Gesù ci insegna a rispondere lottando. Ma noi siamo molto più che animali e la nostra lotta non può essere contro l’uomo, ma contro il suo comportamento. Spesso infatti, la rabbia ci fa lottare per ferire l’altro: vogliamo la soddisfazione di vederlo soffrire come magari hanno fatto soffrire noi. E questo dove ci porta? A perdere amicizie, legami di parentela e ad avere due persone in più che soffrono al mondo per quel piccolo momento di soddisfazione dovuto all’aver pareggiato i conti. 

Il gioco non vale la candela!

Bisogna lottare, ma contro il comportamento non contro la persona. Una frase piena di rabbia dice: “tu sei sbagliato” porgere l’altra guancia vuol dire: “mi sento ferito dal tuo comportamento per questi motivi. Non ho intenzione di attaccare te, ma voglio farti capire perché penso che il tuo comportamento, non tu, sia sbagliato.”. 

Non è un’azione sottomessa, ma una presa di posizione, perché se per affrontare qualcuno ci vuole coraggio, bisogna essere impavidi per correggerlo. Aggredire qualcuno è una risposta di paura, esprimere come ci si sente è un atto eroico e porta molto più frutto.

Mettere da parte la rabbia per rispondere con l’amore e con l’assertività non è scappare dai conflitti, è affrontarli alla radice.

Dopotutto, è meglio una persona a cui è stato fatto capire il suo errore e che cerca di fare meglio che una persona ferita che si comporterà di nuovo male con qualcun altro. 

Magari, la prossima volta che ci troviamo a discutere con qualcuno, prima di attaccarlo facciamoci una domanda: con chi me la sto prendendo? E proviamo a spostare l’attenzione dal peccatore al peccato. Sicuramente ne guadagneremmo tutti in serenità e buoni rapporti.

Non aver paura di esser assertivo, abbi il coraggio di porgere l’altra guancia.

Antonio Pio Facchino

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